mediterraneometropolitano

Perché mediterraneometropolitano?

dicembre 14, 2010
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Il progetto di mostra Pino Pascali. Mediterraneo Metropolitano si affianca alla riflessione sul tema Architettura & Pubblicità. Pertanto il progetto si propone di ripercorrere la produzione pubblicitaria di Pascali ­- alla quale l’artista si dedicava tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta – con l’intento di metterne in evidenza gli elementi derivati dall’architettura.

Ci siamo chiesti in che modo l’architettura va ad inserirsi negli spot che Pascali realizza per il Carosello e come la si potrebbe leggere.

Cercando l’architettura nelle pubblicità di Pascali si trovano le scenografie create per i brevi film di animazione, quegli sfondi che ospitavano le avventure di bizzarri personaggi e che l’artista realizzava attraverso una sorta di rielaborazione ludica del costruito. Pascali giocava con la materia, prediligeva la tecnica mista. Composti giustapponendo diversi materiali, i fondali richiamano di volta in volta l’idea di una metropoli americana anni Trenta – come per la saga dei Killers pensata per i gelati Algida – muri spogli e muri ricoperti di affissioni, il reticolo delle strade attraversato dal treno ma anche la serenità dell’architettura classica – come per il Carosello “Bacco” – o il paesaggio desertico che lascia intravedere le piramidi in lontananza. Nei lavori per la pubblicità – se non in tutta la produzione di Pascali – si potrebbero individuare due aree tematiche compresenti, che abbiamo ritenuto efficace condensare nell’ossimoro che dà il titolo al progetto espositivo. Mediterraneo e metropolitano possono essere pensati come serbatoi di idee ai quali Pascali attingeva in totale libertà per creare i suoi spot.

L’avvicinamento di due termini che  richiamano immagini antitetiche si ricollega anche alla biografia dell’artista, nato a Bari e cresciuto (artisticamente) a Roma con l’immaginazione rivolta alla cultura americana.


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La materia secondo Pascali

dicembre 9, 2010
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“Io cerco di fare quello che mi piace fare, in fondo è l’unico sistema che per me va bene”

(tratto da Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 2010, Electa, p. 110)

Pino Pascali amava il gioco, i materiali di scarto e la velocità…si rifiutava di fissare la propria arte in uno stile. Frequentava gli studi della RAI e gli atelier così come i campi rom, le discariche e le spiagge. Andava alla ricerca di oggetti smarriti o abbandonati, poi li assemblava, dando loro nuova vita.


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